LA CAPRA CHE CANTA

MOSTRA DI ZAMPOGNE, OBOI E FLAUTI DELLA TRADIZIONE POPOLARE.

Presentazione della mostra

Gli strumenti a fiato popolari, formati da un otre e da alcune canne inserite, sono tra i più antichi del mondo: si possono datare dal tempo delle antiche civiltà mediorientali ed europee. Da questi vengono anche alcuni strumenti classici, come l’oboe e il clarinetto, ma la maggior parte si possono considerare vecchi di secoli se non di millenni (come le Launeddas sarde).

La tecnica di esecuzione, a volte veramente complessa, e la melodia prodotta, può essere di recente sviluppo, ma in alcuni casi è invece molto antica.

La trasmissione di tale conoscenza, di regola, seguiva l’insegnamento diretto tra il maestro e l’allievo, senza l’aiuto della scrittura:

 solo tramite la memoria.

ZAMPOGNE, OBOI E FLAUTI POPOLARI

La mostra contiene solo una parte degli strumenti a fiato popolari oggi conosciuta, che rappresentano il patrimonio musicale tangibile di tutti i popoli che hanno avuto, ed hanno ancora, un legame con la civiltà pastorale. 

Da questo mondo traggono il materiale primario per la costruzione di questi strumenti musicali e, a volte, anche l’ispirazione sonora: da qui il nome “La capra che canta”.

Oggi, con la riscoperta dei dialetti e delle tradizioni popolari, queste zampogne e cornamuse stanno conoscendo un momento di rinascita:  festival, gruppi musicali, registrazioni,  balli tradizionali, l’insegnamento nelle scuole.

ZAMPOGNE  ITALIANE

Le zampogne, il cui nome proviene dalla parola greca antica e poi romana synphonia, sono strumenti diffusi in tutta l’area mediterranea fin dal periodo degli antichi Romani. 

Sono formate da alcune canne di melodia (in origine costruite in canna poi in legno), inserite in un otre di pelle di capra tramite un singolo attacco (in genere un blocco di legno).

Le canne possono essere unite o separate, con molti, pochi o senza fori (dette canne di bordone cioè, di accompagnamento). 

Caratteristica della zampogna, che la differenzia totalmente dalla cornamusa, è di essere uno strumento con due canne di melodia, una per mano, eredità degli antichi aulos greci ed etruschi.

zampogna a paro siciliana, a 9 fori (4, 4+1)

Benedetto Saia, 1992

(Rometta Superiore – Messina, Italia)

Legno: erica. Sacca: capra

zampogna molisana a 9 fori (4, 4+1, con 2 chiavi)

Bordone modificato con 3 fori (con una chiave)

Pietro (Piero) Ricci, 2003

(Isernia, Italia)

Legno: acero, interni in vetroresina. Sacca: vitello

zampogna molisana, a 9 fori (4, 4+1)

Gerardo Guatieri, 1986

(Scapoli – Isernia, Italia)

Legno: olivo. Sacca: capra

ZAMPOGNE  DEL  MEDITERRANEO

cornamusa nord-africana, 

a 10 fori (5 fori doppi)

anonimo,1988 (Tunisia)

Tubi: canna. Sacca: capra

ANCE DOPPIE E SEMPLICI

In cima ad ogni canna, protetta nell’otre, c’è un’ancia doppia o semplice che, al passaggio dell’aria produce un suono stridente e tremulo. 

L’ancia doppia è ricavata dalla canna comune lavorata fino ad essere finemente assottigliata, piegata e tagliata in due parti, ed infine legata a un cannello. 

L’ancia semplice, detta anche linguetta, è intagliata direttamente su un lato della canna opportunamente assottigliato, in modo da essere leggero per poter suonare (come nei clarinetti).

Un altro modo per costruire un’ancia doppia è quello per schiacciamento: di solito si fa con un tubicino di paglia di grano, o di altra graminacea, che poi viene inserito in un cannello (come per gli oboi arabi).

OBOI POPOLARI  DEL  MEDITERRANEO

Dall’antica parola romana calamus viene il nome delle ciaramelle mediterranee. Sono strumenti provvisti di un’ancia doppia inserita, tramite un cannello, nell’estremità superiore del tubo. 

Il tubo della melodia, provvisto di fori come un flauto, si allarga a forma di campana verso l’estremità inferiore (ciò serve per amplificare il suono).

Le ciaramelle sono strumenti solisti, ma sempre collegati al ballo, perciò si trovano in coppia con le percussioni. 

In Italia suonano anche in coppia con le zampogne, e non solo per il Natale.

ciaramella molisana, a 9 fori (8+1) 

Gerardo Guatieri, 1986

(Scapoli – Isernia, Italia)

Legno: olivo

oboe popolare turco, a 8 fori (7+1)

anonimo, 1981

(Istambul, Turchia)

oboe popolare marocchino, a 8 fori (7+1)  

anonimo (Marocco), 2000

oboe delle “quattro provincie”, a 8 fori (7+1)

Claude De Romero, 1994

(Toulouse, Francia)

Legno: bosso. Anello in ottone 

LE LAUNEDDAS

Dall’isola di Sardegna proviene questo antico e particolare predecessore della zampogna.

Infatti, come per gli aulos, non c’è l’otre, ma sono le stesse gote del suonatore a funzionare come riserva d’aria.

La difficile tecnica, chiamata “respirazione circolare”, permette di prendere aria e di soffiarla dentro le canne nello stesso tempo.

La combinazione particolare delle tre diverse canne permette di avere, con le varie tonalità, circa 80 modelli diversi di kunzertu di launeddas.

La musica che vi si esegue è ad un alto livello esecutivo (si richiede la professionalità del musicista) ed è rimasta conservata grazie alla presenza di pochi ma grandi maestri, di buoni costruttori e di scuole in cui si insegna tale patrimonio.

triplo clarinetto sardo, a 8 fori (4+4)

Cesare Carta, 1991

(Nuoro – Sardegna, Italia)

LA  CERA  D’API

Per accordare questi strumenti a fiato è fondamentale l’uso di un antico materiale: la cera d’api.

E’ un materiale semplice e naturale, duttile al calore e modellabile.

Piccoli pezzi di cera si mettono per appesantire le ance, per fissarle meglio al cannello (insieme allo spago) e per isolarlo, eliminando eventuali perdite d’aria.

Inoltre la cera va messa o tolta dai fori delle canne, per regolarne la grandezza: ciò modifica l’intonazione di ciascuna nota.

CORNAMUSE  D’EUROPA

La cornamusa, diffusa in tutta Europa e in parte dell’Asia, ha in genere una sola canna di melodia e fino a tre canne di bordone.

La cornamusa si differenzia dalla zampogna perché ha separata la canna della melodia da quelle di bordone, cioè non è inserita nello stesso blocco di legno. 

Così si può anche utilizzare un gruppo misto di ance, in genere doppia per la canna di melodia e singola per il bordone, col risultato di avere una canna dal suono molto differente (di vero accompagnamento).

In genere è uno strumento solista, ma a volte si trova unita alle percussioni.

Diffusa dal Medioevo fino ad oggi, ha avuto una grande rinascita grazie alla sua importanza nella musica celtica.

dell’Appennino emiliano, a 9 fori (7+2)

Franco Calanca, 2005

(Reggio Emilia, Italia)

Legno: bosso. Sacca: vitello

cornamusa spagnola, a 8 fori (7+1)  

anonimo,1981

(Galizia, Spagna),

Legno: rosa. Sacca: gomma e stoffa

cornamusa bulgara, 8 fori (7+1)

anonimo,1997

(Plovdiv, Bulgaria)

Sacca: capra

FLAUTI  DEL  MEDITERRANEO

La canna comune (Arundo Donax) sta all’origine di questo semplice ed antico strumento. Con un coltello e una buona abilità si può costruire un flauto di canna in mezz’ora circa. 

Esistono centinaia di diversi flauti popolari, diffusi in tutto il mondo in diversi materiali: di canna, d’osso, corno, legno, bambù e metallo. 

Il numero dei fori può variare molto, anche se quelli utilizzati non possono essere più di 10 (gli altri sono di risonanza).

L’aria è diretta, mediante una semplice imboccatura zeppata, contro il bordo tagliente di un foro rettangolare posto in cima allo strumento.

flauto dritto siciliano, a 9 fori (7+2)

anonimo, 1994 

(Monreale – Palermo, Italia)

FLAUTI OBLIQUI

Nell’area mediterranea non esiste una grande tradizione di flauti traversi popolari (eccetto quelli di discendenza dai pifferi militari).

Però, c’è l’antica tradizione dei flauti obliqui,  originari delle grandi civiltà mediorientali.

Nel flauto obliquo arabo, ricavato dalla canna da zucchero, non c’è imboccatura, ma il suono si produce inclinando lo strumento e soffiando contro il bordo assottigliato.

Questo strumento, chiamato nay, risale all’epoca degli antichi egizi, ed ancora oggi, come allora, il suo suono è considerato 

il soffio dell’anima.

flauto obliquo classico arabo, a 7 fori (6+1)

(Tunisia), 1988

LE  CORNAMUSE  A  MANTICE

A partire dal 1600, nelle cornamuse fu applicato un mantice (o soffietto) per tenere gonfiato l’otre.

Questo avvenne negli strumenti che avevano un suono delicato, “cameristico”.

Non dovendo più stancarsi nel soffiare nell’otre, le cornamuse furono suonate da persone appartenenti alle classi sociali più alte (i nobili), fino ad essere apprezzate e praticate in ambiente regale.

In più, questa modifica permise al suonatore di poter essere libero di cantare mentre suonava la cornamusa.

zampogna rinascimentale di corte, a 10 fori 

Con 5 chiavi e soffietto

Franco Calanca, 2006

(Reggio Emilia, Italia)

Legno: bosso. Sacca: vitello e velluto

cornamusa boema, a 7 fori (6+1)

Lubomír Jungbauer, 1993

(Stod – Pilsen, Slovacchia)

Sacca: gomma e stoffa

cornamusa irlandese, a 8 fori (7+1) 

Kevin Thompson,1991

(Dublino – Irlanda)

Sacca: vitello e velluto